Giugno 2025

Lo scorso 15-18 Giugno si è svolto a Pisa il Congresso dell’International Pancreas and Islet TransplantAssociation (IPITA) il forum mondiale più importante in tema di trapianti di pancreas/insule pancreatiche/cellule insulino-secernenti per la cura radicale del diabete mellito di tipo 1 (T1D). 

Come è noto, la insufficiente donazione di organi pancreatici umani non sarebbe in grado di soddisfare la domanda di tessuto pancreatico endocrino da destinare alla terapia sostitutiva nel T1D. Oltre a ciò, qualsiasi trapianto di cellule/organi/tessuti tra individui comporterebbe il rigetto immunitario (oltre alla ricorrenza autoimmunitaria della malattia diabetica sul tessuto trapiantato), se non venissero applicati regimi di terapia immunosoppressiva. Questi, se in grado di consentire la sopravvivenza del trapianto, comportano l’insorgenza di effetti collaterali di varia natura, spesso molto seri.

Per garantire un futuro a questo filone di ricerca sperimentale e clinica per la “guarigione” del T1D occorre anzitutto validare una sorgente di cellule in grado di produrre insulina, svincolata dalla donazione d’organo. Poi si debbono mettere a punto metodi per garantire la sopravvivenza dei trapianti senza dover sottoporre i pazienti ad immunosoppressione farmacologica generalizzata. Su questi temi cruciali, il Congresso dell’IPITA ha portato alla luce nuovi indirizzi di ricerca.

Le cellule staminali pluripotenti, derivate da embrioni umani oppure da cellule adulte mature (es. cellule del sangue periferico, fibroblasti cutanei ecc) rappresenterebbero una sorgente virtualmente illimitata per la produzione di insulina. Però l’uso di embrioni umani, a stadi molto precoci di sviluppo (blastocisti) non è consentito nella maggioranza dei Paesi, e l’induzione alla pluripotenza di cellule adulte ha finora richiesto interventi di ingegneria genetica ancora poco controllati.

La novità in questo campo è venuta dalla Cina dove è stato messo a punto un metodo più sicuro, sia pure nella complessità del procedimento, per la de-differenziazione fino alla pluripotenza di cellule del sangue periferico umano, non impiegando interventi di ingegneria genetica ma solo molecole chimiche che, incubate assieme alle cellule le hanno trasformate in pluripotenti. A loro volta queste sono state re-differenziate in cellule Beta-simili in grado di produrre insulina. Tali cellule trapiantate nel primo paziente, hanno indotto la remissione del diabete con sospensione della terapia insulinica in atto.

Anche in questo caso tuttavia, il paziente era sotto immunosoppressione farmacologica, poiché già portatore di un trapianto d’organo. La possibile eliminazione della terapia anti-rigetto è venuta da un altro studio clinico dove le insule umane sono state rese “bio-invisibili” al sistema immunitario nell’ambito di quel principio definito di “immune evasiveness” che significa la capacità di evadere la risposta immunitaria.

Non si conoscono in dettaglio i metodi impiegati dalla Sana Biotechnologies Inc di Seattle (USA) che ha messo a punto questo nuovo metodo e lo ha applicato ad un poaziente presso l’Università di Uppsala (S). Le insule umane “immuno-evasive” sono state impiantate nei muscoli dell’avambraccio di un soggetto volontario (nome del prodotto UP421). Dopo 6 mesi le insule producevano stabilmente C-peptide (frazione molecolare dell’insulina nativa) sia in condizioni basali che sotto stimolo.

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